Bentornata Prima Repubblica

Non è la prima volta negli ultimi vent’anni che si insedia al potere un governo non eletto. Assolutamente no. Letta non era mica stato eletto, così come Monti. Anzi, se proprio vogliamo essere precisi, nella nostra Repubblica non si è mai insediato un governo eletto dal popolo. Perché il popolo non elegge il governo, elegge il parlamento. Il parlamento poi vota la fiducia al governo. Un governo il cui primo ministro è stato incaricato dal Presidente della Repubblica. Un po’ complicato, in effetti. Ecco perché la vox populi tuona quando sale a Palazzo Chigi qualcuno non candidato alle elezioni, qualcuno che non ha fatto campagna elettorale, che non c’era il suo nome scritto sulla scheda elettorale. Il popolo pretende di decidere qualcosa che al momento attuale,secondo la nostra architettura costituzionale, non può decidere. Ovvero il capo del governo. Per questo ci vuole una riforma istituzionale. Che sicuramente andrebbe fatta, ma ciò non giustifica il dichiarare illegittimo, o più semplicemente ripudiare un metodo di formazione del governo previsto dalla nostra Costituzione, in vigore da più di sessant’anni.

Ci siamo illusi nel ’92-’93 di aver superato la prima repubblica e di aver dato vita ad un nuovo inizio, la seconda repubblica, un posto dove il popolo elegge il capo del governo, basta con la vecchia classe politica e le riforme finalmente si faranno. Tutto ciò però non è avvenuto. La forma di governo presidenziale non ce l’abbiamo, le riforme non sono state fatte e in parlamento c’è gente che era presente già vent’anni fa e più. Prima e seconda repubblica sono solo un continuum dove prima il popolo sapeva di votare i partiti e di dover stare a guardare i loro giochetti senza avere nessuna possibilità di intervenire, e dopo il popolo vota di nuovo i partiti convinto che la sua scelta possa influire un po’ più di prima, ma deve ancora una volta stare a guardare i giochetti senza nessuna possibilità di intervenire. Inoltre con la riforma elettorale del 2005, il “porcellum”, la situazione è addirittura peggiorata, tanto che i parlamentari non vengono scelti dal popolo ma dalle segreterie dei partiti.

In realtà qualcosa è cambiato dalla prima alla seconda repubblica. Prima di tutto il sistema elettorale, che nel ’93, con la Legge Mattarella, passa da un sistema proporzionale puro ad uno misto al 75% maggioritario. Non si tratta di una modifica epocale, ma qualcosa ha contribuito a cambiare, soprattutto la tendenza a formare alleanze tra i partiti, le coalizioni. Non si è capito molto bene quale fosse stato il vantaggio di queste coalizioni visto che i partitini continuavano felicemente la loro esistenza e anzi riuscivano a contare anche qualcosa in più. Poi, come se non bastasse è arrivato il porcellum nel 2005 il quale ha trasformato il nostro sistema elettorale in qualcosa che nessuno sa bene come definire tanto che “porcata” è stata la migliore descrizione trovata.

Un’altra cosa che poi è cambiata dalla prima alla seconda repubblica è il modo di pervenire alla scelta del Presidente del Consiglio. Con la seconda repubblica sono nati innanzitutto i governi “tecnici”, in un certo senso responsabili di “aggiustare i conti”, prima per riuscire ad entrare nell’Unione Monetaria Europea (con Ciampi e Dini) e poi per cercare di non uscirne (con Monti). Per la prima volta venivano incaricati Presidenti del Consiglio non parlamentari, e quindi non eletti dal popolo. Inoltre, mentre in precedenza il nome da mandare a Palazzo Chigi veniva scelto dai partiti e sottoposto al Presidente della Repubblica che doveva solo formalmente incaricarlo, nella seconda repubblica la carica più alta dello Stato ha visto aumentare il suo potere decidendo in primo luogo il nome del Capo del governo. Ciò è avvenuto con Monti, la cui precedente designazione a senatore a vita faceva intravedere chiaramente le intenzioni di Napolitano, ed è avvenuto anche con Letta, scelto per la trasversalità degli apprezzamenti nei suoi confronti. Con la crisi dei partiti, la loro debolezza, la loro litigiosità, abbiamo potuto dunque vedere che il ruolo del Presidente della Repubblica è aumentato, peculiare caratteristica del nostro ordinamento (vedi post precedente per approfondimento).

Ma ora veniamo a Renzi. Renzi non è un “tecnico”, e non è nemmeno incaricato di portare avanti un governo di “larghe Intese”, di “transizione” o di “emergenza”. Renzi sarà a capo di un governo politico, nominato da Napolitano, votato dal parlamento, ma non eletto dal popolo. Nemmeno il suo partito, il PD, ha ottenuto consensi schiaccianti nelle ultime elezioni. Infatti, è stato il primo partito solo al Senato, ma non alla Camera, superato dal Movimento 5 Stelle. E tuttora i sondaggi, è vero che lo premiano come prima forza politica, ma a livello di coalizione, il centrosinistra, non è certo ce la possa fare se si dovessero tenere elezioni a breve. Ma questa eventualità sembra essersi definitivamente allontanata. A questo punto la risposta alla domanda che molti si stanno ponendo, e cioè perché Renzi ha deciso di accettare l’incarico di formare il governo senza passare delle elezioni sembra essere chiara. Nonostante lo stesso Renzi abbia già in precedenza dichiarato di diventare Presidente del Consiglio solo a seguito di elezioni che lo vedevano vincitore, il sindaco toscano è un personaggio molto pragmatico e realista. Sa infatti di non avere la certezza di vincere a delle probabili elezioni. Sa, invece, di contare su un appoggio abbastanza ampio in parlamento, che gli permetterebbe di realizzare le riforme che egli ha in mente. Se strategicamente questa sia la scelta giusta non è possibile ancora saperlo. La maggioranza che lo sosterrà potrà essere pure ampia, ma non solida, non di certo omogenea. Tutto dipenderà dall’esito dei suoi intenti: se riuscirà a realizzare le riforme, se lo spread scenderà ancora, se l’economia, anche con una certa dose di fortuna, ripartirà. E chissà se dalla prima o seconda repubblica che sia riusciremo finalmente ad approdare ad una repubblica normale.

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