La rivincita italiana in Europa

Strano ma vero noi italiani abbiamo finalmente qualcosa di cui gioire di fronte al resto dei Paesi europei. Il motivo di questo inaspettato sprazzo di orgoglio ci viene dato dai risultati delle elezioni europee. Al di là delle varie appartenenze politiche, della scelta elettorale che ognuno di noi ha espresso nelle urne, del “chi ha vinto” e “chi ha perso” tipico del dibattito politico italiano, se guardiamo con neutralità i dati e soprattutto se allarghiamo il campo visivo a tutto il terreno elettorale che in queste elezioni era l’Unione Europea, noteremo che ci sono alcune note positive dalle quali il nostro Paese può ripartire per tornare a giocare da protagonista la partita europea.

In ultimi anni in cui l’Italia, uno dei sei Paesi fondatori dell’attuale Unione, è stata bacchettata a più riprese per gli indisciplinati conti pubblici che hanno contribuito al malessere della moneta unica, finendo come bersaglio di sorrisetti ironici di capi di stato e pagelle piene di insufficienze della Commissione, ora finalmente il nostro Paese può avere principalmente tre motivi di cui farsi vanto di fronte alle altre forze europeiste nel continente e di fronte alle istituzioni dell’Unione. Prima di tutto, le elezioni europee dello scorso 25 maggio hanno dimostrato che l’Italia, insieme alla Germania, è uno dei maggiori Paesi europei  in cui gli euroscettici non hanno brillato; in secondo luogo che il Partito Democratico, ancora in questo caso insieme alla tedesca CDU se consideriamo i maggiori Paesi dell’Unione, è il partito di governo che è uscito indenne dalla partita elettorale; infine che Renzi risulta essere tra tutti i leader europeisti nel continente, quello più amato e che riscuote maggiore fiducia. Vediamo questi motivi singolarmente.

Per quanto riguarda il fenomeno dell’euroscetticismo si può benissimo dire che esso non ha sfondato in Italia, al contrario degli strepitosi risultati che ha ottenuto in alcuni altri Paesi (soprattutto UK e Francia). È vero, se proviamo a sommare il risultato del Movimento 5 Stelle con quello della Lega Nord otterremo una percentuale che è addirittura superiore a quella del Front National in Francia. Ma ci sono alcuni rilievi da fare riguardo il M5S, un movimento di cui non si può espressamente dire che sia antieuropeista (la questione è stata già trattata precedentemente su questo blog). Ponendo comunque che si fosse trattato  di una percentuale di euroscettici intorno al 25% (M5S + Lega), il risultato del PD (più altre formazioni europeiste) risulta imponente in rispetto. In Francia e in Gran Bretagna invece, i partiti euroscettici, Front National e UKIP, sono risultati essere i più votati.

Sempre in Francia e Gran Bretagna, i partiti al governo hanno ricevuto delle severe batoste. In realtà un po’ in tutta Europa i partiti al governo  sono usciti malconci da queste elezioni (in Portogallo ed in Grecia hanno perso, in Austria e nella stessa Germania hanno raccolto meno voti delle precedenti tornate elettorali). Solo il PD non solo è riuscito a vincere nettamente, ma ha addirittura ottenuto il miglior risultato di sempre per un partito di centrosinistra.  La vittoria del PD è dovuta essenzialmente ad una sola ragione: la forza carismatica del suo leader, Renzi. Egli risulta essere il politico più amato in Europa battendo quindi anche Angela Merkel, se con un (non troppo) ardito sforzo teorico vogliamo trasferire i voti ottenuti dal partito al proprio leader.

Questi tre dati tradotti non possono che avere un unico significato che a sua volta si traduce in una responsabilità: l’Italia ha l’opportunità di ritornare protagonista sul palcoscenico europeo sulla base di questi numeri che le consentono di ridare vigore alla spinta integrazionista. L’Italia si è dimostrata ancora una volta filoeuropea e ha riposto la sua fiducia su un uomo con solide convinzioni europeiste. Raramente, negli ultimi 50 anni, un capo di governo italiano ha avuto una migliore posizione per farsi ascoltare a Bruxelles. E questo sembra chiaro anche allo stesso Renzi che ha dichiarato che “l’Italia è ora in grado di incidere in Europa“. Il problema è ora come. Due elementi sono fondamentali in Europa per sperare di cambiare qualcosa: degli alleati fidati e una proposta precisa e concreta. E questi due elementi sono ovviamente fortemente interdipendenti in quanto degli alleati si raccolgono intorno ad una certa idea e posizione. Per ora, Renzi ha solo dichiarato che in Europa vuole proporre il modello della “terza via”, né con Merkel né con Schulz, e cioè né troppo austero ma neanche troppo keynesiano. Un discorso però che risulta essere troppo astratto e neutrale e che quindi non riesciurà a raccogliere alleanze. D’altro canto, prima di pensare a questo, c’è un altro aspetto che condiziona le possibilità di successo delle proposte dell’Italia in Europa, e cioè il successo delle proposte di Renzi in Italia: se le riforme non vengono effettivamente attuate in casa, la vittoria in trasferta è solo un miraggio.

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